di Antonio Tabucchi
Trama
“Non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. E un giorno, per caso, ci siamo arrivati”
“Sono un viaggiatore che non ha mai fatto viaggi per scriverne, cosa che mi è sempre parsa stolta. Sarebbe come se uno volesse innamorarsi per poter scrivere un libro sull’amore.” Ma certamente Antonio Tabucchi ha molto viaggiato. E dei suoi viaggi ha scritto. In sedi disparate e con un effetto sino a ora inevitabilmente dispersivo. Questo libro inverte la tendenza: chiama all’appello i luoghi visitati e rivisitati. E le scritture che li hanno raccontati. Le rimodella. Ne sortisce un’opera specialissima, che sulla mappa del mondo allarga il mondo contiguo delle sterminate letture che hanno anticipato, provocato e sempre accompagnato i viaggi. I luoghi sono nomi, tappe, residenze. Ma quel che più conta è la civiltà del guardare, del rammentare, e del connettere i luoghi alla gente. Lo si vede, Antonio Tabucchi, seduto sullo zoccolo della statua dell’abate Faria a Goa, in India; davanti al tempio di Poseidone a Capo Sunio, in Grecia; nel “cimitero marino” di Sète, in Linguadoca. E lì, con lui, condividiamo le reminiscenze del Conte di Montecristo, i versi di Sophia de Mello Breyner, il “mare che si ri-pete” di Paul Valéry. E, ancora, si fa presenza affettuosa quando con semplicità ci conduce su per una piccola strada della “sua” Lisbona, e ci mostra l’evidenza di un sentimento (e di una parola) di non immediata comprensione: la saudade.Va bene, il titolo è chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti ma, ad essere sincera, non avevo un’ idea ben precisa sulla lettura che stavo per intraprendere e mi aspettavo semplici racconti di viaggio.
Invece Tabucchi, con ironia e maestria, ci porta in giro per il mondo (Grecia, India, Australia, Portogallo, ecc.) svelandoci aneddoti, citando altri libri e personaggi che ha incontrato lungo il suo percorso e guidandoci verso panorami che vanno oltre il turismo di massa, che lui più volte descrive in modo sarcastico.
E’ ben chiaro il concetto che vuole trasmettere:
per conoscere veramente un posto bisogna viverlo ed entrare a farne parte interagendo con le persone che lo abitano, persone dalle quali si possono trarre molti insegnamenti.
Il viaggio di cui parla è un qualcosa di intrinseco in noi che può emergere improvvisamente. Per descrivere questo concetto piuttosto difficile lui utilizza una parola: Saudade.
Trovare la traduzione esatta non è semplice: meglio considerarla una nostalgia al futuro e il momento migliore per provarla è al tramonto.
In certi punti ho sorriso e mi sono trovata ad immaginare esattamente ciò che l'autore voleva descrivere; altre volte, i concetti un po’ astratti e le tante citazioni mi hanno distratta.
Una lettura che può essere affiancata ad una guida di viaggio per non essere semplici turisti, ma anche viaggiatori..
Edizione: FELTRINELLI
Genere: Narrativa
Pagine: 272
Prezzo di copertina: 8€
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